Studio Ceredi
Architettura & Design

Concorso ex Chiesa di San Giuseppe - Amatrice

Concorso Realizzazione di un edificio a destinazione culturale in luogo della ex Chiesa di San Giuseppe - Amatrice

Competition entry: Year 2023

TEAM

Francesco Ceredi - Studio Ceredi - Paolo Ceredi - Studio Ceredi - Fabio Andreetti - @wall_studio_sgp.

Uno sguardo alla chiesa seicentesca

La chiesa seicentesca presenta alcune caratteristiche formali che hanno ispirato la progettazione del nuovo edificio. Essa è costituita da un’unica navata alta circa 12 metri e circondata da un corpo secondario più basso che la avvolge ad anello. La facciata è semplice in forma e materia: un ampio fronte intonacato bianco è coronato da un cornicione piano modanato. La copertura a padiglione del corpo principale ribadisce la volontà architettonica di percepire il volume come puro parallelepipedo privo di timpani.  In questa pulizia formale emergono come uniche preminenze decorative il portale barocco e la finestra soprastante, decorati con modanatura mistilinea in pietra chiara e sormontati entrambi da archetto a sesto ribassato. Le due ali laterali più arretrate presentano una muratura in pietra arenaria a vista e un tetto a singola falda.

Morfogenesi di una ricostruzione

La nuova fabbrica si ispira alla chiesa antica ricalcandone il perimetro planimetrico e riproponendone volumi e proporzioni attraverso un processo di astrazione. La navata centrale diventa un rigoroso parallelepipedo lapideo sospeso su un’ampia vetrata di base che identifica il nuovo ingresso; il corpo secondario abbandona la copertura a falde in favore di un rigoroso solaio piano smorzato baroccamente da due archi di ellisse che curvano le facciate basse invitando l’avventore a entrare.  Il fronte di Sud, mantiene il disassamento tra corpo principale e secondario, ammorbidendo il loro raccordo con la riproposizione di due superfici curvilinee concave che abbracciano un terrazzo panoramico, a richiamare una sorta di abside al contrario. Sulla facciata principale campeggia sospesa la ricostruzione della fastosa finestra della chiesa seicentesca, memoria originale dell’antica facciata. 

Si abbandona il duale materico di San Giuseppe costituito dal biancore dell’intonaco di facciata in contrasto con gli scabri grigi dell’arenaria dei fianchi, e si propone un’uniformità cromatica delle masse rappresentata dall’utilizzo di lastre di pietra chiara con finitura rigata. L’omogeneità delle superfici conferisce al tutto un rigore formale che potenzia la plasticità dei volumi e ne chiarisce la lettura. L’incisione a righe esalta la scabrezza della materia lapidea facendone vibrare i contorni.  I toni del bianco caldo manifestano l’interpretazione contemporanea del gesto della ricostruzione, estendendo il chiarore intonacato della facciata antica a tutta la fabbrica. L’epidermide monolitica è tagliata da lunghe feritoie che dai coperti si risvoltano sulle pareti, collocate con una scansione che ricalca la posizione delle finestre della chiesa antica. Queste feritoie/ferite spaccano la materia suggerendo all’avventore le memorie telluriche del crollo del 2017.

Distribuzione degli spazi

L’ingresso principale è collocato su Corso Umberto I, rispettando la posizione del portone originale: è costituito da una lunga vetrata arretrata rispetto al filo della facciata, il cui sbalzo genera un piccolo sagrato protetto, dove trovano collocazione gradini di raccordo e uno spazio di sosta. La vetrata rappresenta un taglio panoramico che con la sua trasparenza collega visivamente l’interno con l’esterno, svelando al passante scorci suggestivi degli ambienti espositivi.

Si accede così allo spazio principale concepito come un grande contenitore che ricalca il volume e le proporzioni dell’antica navata. Esso è costituito da una successione di portali lignei alti 12 metri che scandiscono fittamente lo spazio ritmandone l’incedere. Si tratta di uno spazio suggestivo e flessibile in grado di accogliere opere d’arte di importanti dimensioni. A ridosso dell’ingresso vi è la hall per l’accoglienza dei visitatori, dove campeggia l’antico portale barocco, ricostruito con il recupero dei lacerti del crollo, ed eretto in luogo protetto all’interno del nuovo spazio. Si innesca così un dialogo inedito tra la nuova architettura e la memoria storica, enfatizzando come una scultura a tutto tondo uno degli elementi più connotativi della chiesa di San Giuseppe. 

Altro elemento storico che si è deciso di conservare è la traccia basamentale di muratura che segna i confini dell’aula antica. La nuova struttura in legno viene collocata in posizione contratta rispetto ai lacerti così da conservarne l’integrità e mantenere la lettura degli elementi preminenti della struttura originale, quali l’arco di trionfo, i piccoli altari laterali, le proporzioni del presbiterio.  Sulle murature, in corrispondenza degli antichi passaggi, si aprono nuovi varchi di collegamento tra lo spazio centrale e i corpi laterali dove sono dislocati diversi blocchi che ospitano i servizi igienici, magazzini, depositi e la centrale termica. Questi “pieni” tecnici si alternano a spazi aperti in dialogo continuo con la navata centrale, dove prosegue il percorso espositivo, trova spazio l’emeroteca e il retro abside diventa palcoscenico per riunioni e spettacoli. Nell’angolo Sud- Est sono collocati gli elementi distributivi di scala e ascensore. Qui è pensato anche un secondo ingresso al centro culturale, in affaccio sullo stradello che corre sul fianco della chiesa e impostato alla stessa quota, così da permettere il superamento della barriere architettoniche senza ausilio di rampe di raccordo.

Il corpo scale a doppia rampa rettilinea si sviluppa longitudinalmente lungo il muro perimetrale di Est e conduce al piano primo, concepito come un grande ballatoio ad anello in affaccio sul doppio volume centrale. In zona absidale e all’opposto sull’ingresso centrale, si trovano due spazi destinati all’attività di laboratorio. Nei fianchi laterali prosegue la galleria espositiva. Alle due estremità dell’ala Ovest sono collocati due blocchi adibiti a servizi igienici per pubblico e artisti. Infine a Sud, una lunga vetrata apre su un’ampia terrazza absidale che svela al visitatore un inedito panorama sul paesaggio Reatino.

Una nuova struttura in legno

Il legno lamellare di abete viene proposto come materiale costruttivo delle nuove strutture in elevazione e viene declinato in due tecnologie principali: travi e pilastri assemblati in portali per la navata centrale; pannelli prefabbricati in tecnologia x-lam per pareti e solai dei corpi laterali. L’utilizzo del legno conferisce un’adeguata idoneità statica e sismica al manufatto, legata principalmente alla caratteristiche meccaniche, all’elasticità e al basso peso specifico. La leggerezza della struttura lignea permette di ridurre le azioni sismiche e contenere il dimensionamento delle nuove fondazioni riducendo l’interferenza con le vecchie strutture da conservare. Il grado di prefabbricazione delle soluzioni proposte premette di accelerare i tempi di esecuzione dell’opera mediante montaggio a secco e facile trasportabilità/lavorabilità. Sul piano della sostenibilità il legno presenta vantaggi in termini di rinnovabilità e riciclabilità, mediante una produzione a filiera controllata e certificata e uno smaltimento a basso impatto ambientale. Infine in termini di risparmio energetico il legno in abbinamento a materiali naturali a base di legno per il pacchetto isolante di pareti e copertura, assicura eccellenti prestazioni termiche dell’involucro mantenendo spessori contenuti.

Luce

Il tema della luce sia naturale che artificiale diventa preminente nella progettazione di uno spazio culturale con vocazione espositiva. La ricostruzione del futuro tessuto urbano che prevede di replicare la densità dell’impianto medioevale, limiterà in modo sostanziale gli apporti di luce naturale provenienti dai muri perimetrali, per cui il progetto illuminotecnico si orienta verso l’utilizzo di una luce zenitale proveniente dalla coperture. Vengono aperti ampi lucernai sui solai del volume principali e dei corpi laterali, scanditi dal passo delle strutture interne, e dimensionati come tagli di luce che alleggeriscono l’immanenza delle masse risvoltando sui fianchi. L’ingresso della luce è controllato da listelli lapidei frangisole che diffondono l’apporto solare diretto.  Ad integrazione si prevede un sistema di luce artificiale che asseconda la flessibilità degli spazi espositivi mediante l’utilizzo di faretti orientabili a binario per le gallerie laterali, e lunghe sospensioni calanti dai soffitti per l’aula centrale.

Materia

L’involucro è concepito come gioco di volumi puri rivestiti da lastre di pietra locale tipo marmo Travertino a venatura leggera con finitura rigata montata a coste verticali. Si cerca così l’armonizzazione con le calde cromie della pietra del portale e della finestra della chiesa antica, in un’ottica di smaterializzazione de

L’interno è concepito come un contenitore neutro dove far risaltare l’esposizione delle opere d’arte, nonché le gialle arenarie del basamento murale della vecchia chiesa.  Le tinte chiare dell’abete delle strutture a vista, si accostano al bianco dei muri mentre i pavimenti monolitici si amalgamano nel grigio medio della resina cementizia.