Studio Ceredi
Architettura & Design

Restauro del Teatro Greco di Eraclea Minoa

Concorso di progettazione per il restauro e la conservazione del Teatro Greco di Eraclea Minoa – Parco della Valle dei Templi di Agrigento

Competition entry: Year 2023

TEAM

Paolo Ceredi  - Studio Ceredi

Francesco Ceredi  - Studio Ceredi

Fabio Andreetti - Wall Studio


Morfologia dell’esistente

Il teatro databile intorno fine del IV secolo a.C. è una struttura a cielo aperto addossata ai piedi di una collina, riconducibile alla tipologia classica del teatro Greco. Tuttavia da questa se ne discosta per alcune  specificità morfologiche. In primis il teatro di Eraclea non presenta lacerti murari  della scena (skenè), costruzione in pietra a pianta allungata disposta perpendicolare all’asse della cavea. Dunque probabilmente ne era sprovvisto o la struttura della stessa poteva essere in materiale deperibile di cui si sono perse le tracce.  Inoltre la cavea stessa solitamente a pianta di settore circolare, qui presenta un anomalo prolungamento posto in tangenza al diametro del tradizionale semicerchio. I gradini descrivono così una curiosa forma a ferro di cavallo protraendosi in direzione rettilinea per oltre sette metri. Infine il precario stato di conservazione in cui versa l’intera struttura, non ne permette l’utilizzo bensì solo la vista. In un inusuale ribaltamento di ruoli, il thèatron che anticamente ospitava il pubblico di spettatori, oggi diventa esso stessa spettacolo da ammirare senza la possibilità di essere fruito. 

Una nuova copertura

La cavea e i suoi gradoni oggi si presentano al visitatore come una innumerevole successione di  conci di pietra ormai erosi, lesionati, a tratti polverizzati. La vista è attraente e struggente al contempo. Il fascino della rovina antica si mischia ad un senso di fragilità e di disgregazione. Da qui l’urgenza di una protezione, la necessità di concepire una nuova copertura che con un linguaggio architettonico semplice e suggestivo conservi e valorizzi la preesistenza antica.

L’idea è formalmente semplice: una grande superficie piana sospesa a 4 mt di altezza che ricalca il perimetro del teatro e lo espande con uno sbalzo tale da potenziarne la protezione. Il segno è minimale ma capace di circoscrivere un volume poderoso.  La materia di questa ampia lastra riflette con la sua calma planarità le rovine antiche, accrescendone la percezione in un vibrato di immagini speculari. La pulizia del linguaggio contemporaneo fa da contrappunto alla complessità destrutturata dell’antico, e di questo ne è al servizio.

La copertura all’estradosso si inspessisce per esigenze strutturali e forma un guscio cangiante rivestito di lamiera. Qui cielo e mare si riflettono smaterializzando l’impalcato. La muscolarità reticolare della struttura è nascosta perché contenuta all’interno di un involucro che ripulisce lo sguardo del visitatore da aggressivi dettagli high-tech in favore di una liscia quiete epidermica. 

La struttura è concepita come unica campata costituita da una serie di travi reticolari in acciaio che poggiano su colonne poste sul perimetro esterno. Le colonne sono inclinate e collegate tra loro a formare una corona semicircolare posta sulla sommità del teatro. Sono poste in corrispondenza del sedime dei plinti realizzati per le coperture precedenti. La disposizione  a V dei pilastri, oltre a conferire una maggiore resistenza della struttura all’azione del vento, caratterizza il perimetro esterno della cavea come un segno continuo, un ricamo  ininterrotto che rompe la rigidità formale rispetto alla scelta di un più classico verticalismo puntiforme.

Viste ritrovate, nuovi percorsi

Il posizionamento della nuova copertura a 4 mt di altezza rispetto alla quota sommitale della cavea consente al teatro di liberarsi delle sovrastrutture passate, ritrovando la giusta fruizione visiva e recuperando il dialogo con il contesto archeologico e ambientale circostante. La  copertura ad un’unica campata consente al visitatore di avvicinarsi alla cavea tramite un accesso diretto al cerchio dell’orchestra. La posizione centrale regala così una visione centrifuga  completa delle gradonate antiche. A questa, il progetto aggiunge una nuova visione centripeta del teatro. Viene infatti creato un inedito percorso che corre sulla circonferenza sommitale del teatro regalando un punto di vista periferico della platea, indirizzato verso il centro dell’orchestra

Una copertura tecnologica

L’intradosso piano della copertura ospita una serie di dotazioni impiantistiche collocate in una feritoia realizzata lungo la linea di attacco dei pilastri alla struttura di impalcato. Questo scasso perimetrale praticato all’interno della copertura consente con un basso impatto visivo e una ottima flessibilità, l’installazione di una serie di faretti orientabili collegati a binario,  deputati all’illuminazione architettonica della cavea. Qui trova alloggio anche l’impiantistica legata al controllo e alla sicurezza del bene archeologico (videocamere, rivelatori ecc.).

La regimazione delle acque meteoriche, fondamentale per la conservazione del teatro, viene affrontata mediante la realizzazione di un canale di gronda a incasso collocato sul perimetro esterno della copertura. Le acque sono poi convogliate in una serie di pluviali inseriti all’interno dei profili cavi delle colonne di sostegno, e scaricate a terra tramite apposite canalizzazioni interrate. Il nascondimento  del sistema di smaltimento è tale da non alterare la pulizia formale dell’intervento. 

La struttura

L’idea progettuale consiste nel realizzare una copertura a campata unica con luce massima di 35 mt. L’elemento costruttivo scelto per coprire questa distanza è l’acciaio, declinato sotto forma di profilati tubolari leggeri aggregati secondo opportuni schemi geometrici. La struttura principale è costituita da una trave reticolare spaziale alta circa 1,50 mt e larga circa 7,50 mt, posta in posizione avanzata, al di sopra della parte rettilinea dei gradoni. A questa trave si innestano radialmente una serie di reticolati che coprono la parte semicircolare della cavea. La struttura poi si protende verso il  mare con uno sbalzo di circa 7 mt realizzato con una serie di reticolari rastremate collegate alla trave principale. Il bordo della copertura è anch’esso rastremato così da restituire dal basso una vista più esile dell’intero impalcato.

I Materiali

I materiali proposti per la copertura sono principalmente due. L’estradosso è rivestito in lamiera aggraffata di zinco-rame-titanio. Si tratta di un materiale naturale, ecologico, privo di manutenzione e facilmente adattabile a qualsiasi tipo di forma. Il colore naturale della lamiera è grigio e in quanto metallo ha una capacità di riflessione diffusa in grado generare un dialogo armonioso con il contesto di cielo e mare, in cui si trova immerso il parco archeologico. La grande lastra di intradosso è invece concepita come una superficie monolitica senza soluzione di continuità. L’effetto viene ottenuto mediante la realizzazione di un impalcato in lastre di aquapanel stuccate e lisciate con malta di calce e polvere di marmo tirata a spatola metallica. Si crea cosi una specchiatura omogenea e satinata dove i gradoni del teatro si riflettono  generando leggeri riverberi diafani che ne suggestionano la vista.

Riqualificazione del parco archeologico

L’intervento di riqualificazione del parco si sviluppa intorno ad uno studio dei percorsi di visita in grado di migliorare la fruizione, l’accessibilità e l’esperienza didattica del visitatore. In primis il progetto potenzia  i due assi che ricalcano l’impianto dell’antica città: l’asse Est Ovest che dall’ingresso porta al cuore del parco nel centro dell’area dell’abitato; l’asse  Nord –Sud che dal teatro porta al mare attraversando l’abitato. I percorsi si innestato in due Agorà poste all’inizio e alla fine del parco. Si tratta di ampie piazze disegnate da linee poligonali smussate, che si attrezzano con spazi di sosta e di ristoro e si intersecano con un sistema verde di alberature a  filare ad alta potenzialità ambientale. Intorno al teatro partono tre percorsi circolari impostati a quote crescenti che innescano dialoghi panoramici tra ambito collinare e rovine archeologiche. Il parcheggio viene ridisegnato ottimizzando fruizione e forma con alberature ombreggianti. Viene infine ridisegnata la zona di ingresso con un ampio dehor innestato sullo spazio veicolare.

Il materiale proposto per i percorsi è una pavimentazione architettonica monolitica in calcestruzzo lavato con pietrisco di marmo spaccato e inerti del luogo.  Si creano così camminamenti stabili, cromaticamente distinti, a bassa manutenzione e con un effetto naturale conferito dai materiali che li compongono.

In merito all’accessibilità per persone su sedia a ruote, persone con difficoltà di deambulazione, persone menomate nella vista o nell'udito, viene garantita la fruizione del parcheggio, dell’ingresso al parco e dei percorsi principali, mediante abbattimento delle barriere architettoniche, adeguata illuminazione, pavimentazioni tattili nei percorsi e segnaletica multisensoriale.