Studio Ceredi
Architettura & Design

Riqualificazione di una torre piezometrica a Faenza

CONCORSO DI IDEE PER UN PROGETTO DI VERDE VERTICALE INTEGRATO ALLA TORRE PIEZOMETRICA IN VIA CHIARINI A FAENZA, DENOMINATO “ALBERO URBANO”

Competition entry: Year 2023

TEAM

Paolo Ceredi  - Studio Ceredi

Claudia Crociani - Claudia Crociani Paesaggi


Il progetto di riqualificazione della torre piezometrica di via Chiarini, si inserisce in un processo più ampio di lotta al cambiamento climatico e riduzione delle emissioni, messo in atto dal Comune di Faenza attraverso l’approvazione del PAESC nel 2021. Il Piano per l’Energia Sostenibile e il Clima, ha fissato al 2030 il termine per la riduzione media del 50% delle emissioni di CO2. Uno degli strumenti principali attraverso cui si cercherà di ottenere questo ambizioso risultato è la realizzazione di “infrastrutture verdi”, ex novo e attraverso la riconversione di manufatti in disuso. Il presente concorso di idee ha come obiettivo la riqualificazione della torre e la sua trasformazione in “albero urbano” in grado di apportare benefici al contesto in cui sorge, tramite l’assorbimento delle emissioni e degli inquinanti, la riduzione dell’isola di calore e l’aumento della biodiversità e della copertura vegetale cittadina.

Stato attuale

La torre piezometrica di via Chiarini rappresenta un classico esempio di struttura in conglomerato cementizio armato, riconducibile alla tipologia storica del serbatoio idrico. È costituita da un fusto di 6 pilastri radiali collegati tramite 5 solai circolari forati centralmente, per consentire il passaggio della scala di collegamento. Il serbatoio sommitale è costituito da un fusto cilindrico più ampio del fusto e costolonato con 6 nervature che ricalcano la posizione dei pilastri sottostanti. Su tali nervature sono fissate una serie di antenne per la telefonia mobile. Si tratta di una struttura imponente, che per altezza e concezione strutturale rappresenta una suggestiva testimonianza di archeologia industriale per l’ambiente circostante.

Il Progetto architettonico

Il progetto architettonico si ispira alla metafora dell’albero urbano, integrando con originalità plastica  l’elemento vegetale e la struttura esistente, perseguendo soluzioni sostenibili da un punto di vista tecnico ed economico.  Vengono sviluppati due interventi distinti ma sinergici rivolti rispettivamente alla riqualificazione del fusto e del serbatoio sommitale della torre. Per quanto riguarda il fusto, l’obiettivo primo della progettazione è la rottura della rigida simmetria radiale che caratterizza la sua struttura: i 6 pilastri verticali  costituiscono una severa gabbia radiocentrica che poco si amalgama con la flessuosità tipica dell’elemento vegetale. Si riscontra dunque la necessità di conferire all’insieme una nuova tensione dinamica. La similitudine è quella del tronco d’albero ricurvo. La razionalizzazione geometrica del gesto porta all’adozione di un nuovo “vestito” per il fusto della torre a forma di iperboloide ad una falda. Nell’ambito della geometria si tratta di una superficie tridimensionale generata dalla rotazione di un iperbole attorno al suo asse focale. Tale superficie può essere parametrizzata mediante una semplice unione di rette dando vita ad una cosiddetta superficie doppiamente rigata, ampiamente usata in architettura. Per comprendere la semplicità realizzativa di tale superficie basti pensare al gesto di afferrare con una mano un fascio di spaghetti  (segmenti di retta) e ruotarli: essi si disporranno approssimativamente come un iperboloide. La teoria si traduce in pratica mediante la realizzazione di due anelli metallici posti alla base e alla sommità del fusto del serbatoio, ruotati tra loro e collegati da funi in acciaio montate in tensione. Ecco che il fusto della torre si veste con un nuovo abito curvilineo che contamina la rigidità compositiva e brutale della struttura in calcestruzzo, conferendole una torsione dinamica che costituirà il supporto dell’elemento vegetale.  L’intervento architettonico prosegue sul grande serbatoio sommitale che avendo perso la sua funzione di stoccaggio dell’acqua, viene demolito, conservandone le 6 nervature su cui sono fissati antenne e ripetitori. La cima della torre così si svuota trasformandosi in una gabbia leggera, permeabile alla luce e alla pioggia. È così pronta ad accogliere un ulteriore elemento vegetale grazie all’inserimento di un nuovo elemento cilindro di circonferenza ridotta, che svetta oltre la trave circolare di coronamento delle  nervature esistenti. Si tratta di un serbatoio dotato di un ampio imbuto sommitale con la funzione di raccolta delle acque piovane, che saranno poi utilizzate per l’irrigazione delle piante alla base della torre. Il nuovo serbatoio costituisce il supporto per una seconda tensostruttura anch’essa costituita da una serie di cavi d’acciaio disposti a formare una superficie a iperboloide. La sommità della torre si trasforma radicalmente, destrutturando la sua opaca monoliticità in un telaio diafano che custodisce un nuovo tesoro verde simbolo della sua riconversione ecologica.

La componente vegetale

L’aiuola alla base conterrà, oltre ai rampicanti su funi, un mix di arbusti sempreverdi, erbacee perenni e graminacee ornamentali, rustiche e adatte alle condizioni ambientali del luogo, a bassa manutenzione e poco esigenti dal punto di vista idrico. Esse aumenteranno la copertura vegetale dell’intervento assicurando nutrimento e riparo per gli impollinatori grazie alle loro fioriture prolungate. La scelta della vegetazione è stata pensata per mantenere un interesse in ogni stagione dell’anno: arbusti sempreverdi saranno alternati ad erbacee perenni dalla prolungata fioritura estiva e graminacee ornamentali, assicurando un interesse anche durante la stagione invernale. La vera protagonista dell’intervento sarà, però, la grande parete ellittica di verde verticale su cui si arrampicheranno i rampicanti selezionati. Una tensostruttura realizzata in funi di acciaio partirà da terra e collegherà l’aiuola basale con il solaio subito sotto il piano della cisterna, permettendo la risalita delle piante rampicanti che, essendo piantate a terra, avranno la possibilità di espandere liberamente l’apparato radicale e raggiungere le altezze richieste. I rampicanti sono stati selezionati per la loro resistenza, adattabilità, manutenzione contenuta e per il vigore, vista la grande luce che dovranno coprire (circa 28 m). Essi saranno piantati secondo uno schema preciso, in cui i sempreverdi saranno alternati alle caducifoglie, in modo da assicurare un ritmo, dato dal colore e dalla presenza o meno delle foglie, nelle diverse stagioni. Le piante selezionate saranno in grado di arrampicarsi sulla struttura sottostante e di ricoprirla in pochi anni con pochi interventi di manutenzione necessari. Esse forniranno riparo e nutrimento per impollinatori e uccelli (per la presenza di abbondanti fioriture, bacche, semi, etc…) e saranno in grado di assorbire una grande quantità di Co2 e di inquinanti.